Regali di Natale: voi cosa vorreste?
Babbo Natale pare intenzionato a portare il metano in regalo con slitta e renne ai sardi; peccato che nessuno, ad eccezione degli estimatori di questa risorsa fossile e inquinante, gli abbia inviato la classica letterina esprimendo tale desiderio: un regalo che drammaticamente rischia di imporci l’ennesimo scenario di subordinazione del territorio verso un’infrastruttura che forse era progresso ieri, ma oggi è qualcosa di superato. Domandiamoci: la colpa è di “Babbo Natale”, o dei sardi che non si impegnano nell’interazione col loro presente per ottenere un futuro migliore? È il problema di un’imposizione dall’alto, o di quanti non scrivono le letterine, e non tentano neppure di partecipare attivamente al dibattito, in attesa che altri propinino soluzioni miracolose, atte a risolvere pesanti criticità ambientali e sociali non più procrastinabili?
Ebbene, non ci sono soluzioni miracolose che possano risolvere l’insieme delle interferenze, sempre complesse, tra le attività umane e quelle naturali, se non decidiamo in prima persona di modificare il nostro agire, il nostro scegliere, il nostro interferire con decisioni non discusse né condivise, ma effettuate a tavolino per interessi altrui, distanti da quelli a noi propri.
Il metano è veramente necessario? Quanti sanno del disegno energetico e dell’infrastrutturazione che si vuol realizzare con la cosiddetta “Dorsale sarda”?
Questo termine oramai è familiare a molti, se non altro per i titoli giornalistici e la spudorata pubblicità attuata a favore di questa grande opera; ma quanti sanno in cosa consista realmente questa infrastruttura energetica, definita semplicisticamente come un “tubo”, che si accompagna a depositi costieri, rigassificatori, reti cittadine compiute e incompiute e altro ancora?
Quanti si son domandati da dove arriverà questo combustibile fossile, quanta strada dovrà fare per giungere nei porti sardi eletti quale meta di approdo, quali e quanti danni le società petrolifere causeranno alle popolazioni che vivono in prossimità di tali giacimenti, quali incidenti e inquinamenti potranno avvenire sia durante il trasporto del GNL (il gas naturale liquefatto) che nel suo transitare nelle condotte? Quanti realmente ospiteranno nelle proprie abitazioni quest’ospite scomodo e ingombrante?
Eppure il grande tema di oggi, essendo in corso la COP25 a Lisbona, sono le emissioni climalteranti, delle quali il metano fa parte, essendo, dopo la CO2, il gas a effetto serra più diffuso; anzi, per le sua capacità di trattenere il calore uscente, risulta essere molto più pericoloso della CO2 stessa (riflette il calore almeno 80 volte di più), nonostante persista di meno in atmosfera (la durata è valutata dai 10 ai 20 anni, contro le centinaia di anni dell’anidride carbonica); il metano quindi è un combustibile fossile che, bruciato, rilascia CO2 aggiuntiva oltre quella ineliminabile dei processi naturali, ma se disperso nell’atmosfera, per esempio durante i processi di estrazione, o per incidenti, o perché una certa percentuale di perdite è ineliminabile, genera un danno ancora maggiore. Ma nonostante questi temi critici il metano risulta attualmente sponsorizzato dal governo regionale e nazionale, che per altro verso si riempiono la bocca con il concetto di sostenibilità e di lotta al cambiamento climatico.
Siamo oramai anche informati che questa grande opera assoggettata alla Valutazione d’impatto Ambientale Statale ha ottenuto il via libera dalla CTVIA (Commissione tecnica di verifica di impatto ambientale), prima per il Tratto Sud, e adesso, secondo notizie giornalistiche, parrebbe (il condizionale è d’obbligo poiché il parere ad oggi non risulta pubblicato), che anche il Tratto Nord abbia ricevuto parere favorevole. Del parere della CTVIA relativo al tratto Nord nulla possiamo dire poiché al momento non risulta pubblicato, mentre possiamo leggere quello favorevole emesso al tal proposito dal Mibact, il Ministero dei Beni Culturali.
Riassumendo, il Tratto Sud ha ottenuto parere favorevole dalla CTVIA ma è ancora sprovvisto di parere del Mibact, mentre quello Nord li avrebbe entrambi. Ad ogni buon conto non vi è al momento alcun via libera fintanto che il Ministero dell’Ambiente non emanerà apposito decreto.Il parere della CTVIA per il tratto Sud si compone di 105 pagine, con vari o
missis che rimandano ai diversi pareri espressi da vari enti coinvolti nel procedimento, corredato da ben 25 prescrizioni e vuoti che devono essere riempiti nella fase di progettazione esecutiva, alla quale si rimanda per la risoluzione delle innumerevoli interferenze ambientali. Va da sé che la risoluzione di queste non è ad evidenza pubblica, i successivi passaggi si svolgeranno solamente tra gli enti deputati a rilasciare via via le varie autorizzazioni, e la società Enura, la joint venture coniata ad hoc tra la SNAM e la SGI per la fase esecutiva, questa unitaria a differenza di quella sulla Valutazione d’Impatto Ambientale frammentata in due spezzoni che non hanno permesso una valutazione unitaria degli impatti ambientali e conseguentemente la stessa fattibilità economica in termini di costi/benefici.
La lettura delle 25 prescrizioni formanti il parere formulato per il tratto Sud, fa ben intuire la modalità con la quale si acconsente all’opera: in sostanza lavandosene le mani,e lascia ben intendere che le reali valutazioni e risoluzioni degli impatti (impatti certamente non compensabili), quando sarà possibile, saranno effettuate in fase esecutiva; le integrazioni richieste verranno inoltre demandate tout-court alla fase esecutiva in grazia di questo parere, senza la richiesta alla società di ben esplicitare come le si intende affrontare: è una modalità che lascia noi perplessi, e lascia invece un bel po’ di libertà d’azione alla società, che si troverà di fronte controlli assai meno rigorosi, per ovvia carenza di organico nelle apposite strutture preposte a tali controlli, e con dispersione delle responsabilità, all’italiana.
Ma accenniamo anche a cose più pratiche, che toccheranno quanti si troveranno lungo il percorso di questa infrastruttura energetica: essa infatti attraversa fondi privati, aree demaniali, corsi d’acqua e infrastrutture stradali, ma anche aree protette, siti inquinati, e terre ad uso civico.
Fortunatamente, i titoli giornalistici ci insegnano che il tubo è di soli 0,65 m, passerà in sotterraneo ad almeno 1,50 m dal piano campagna , e quindi possiamo non preoccuparci, tanto non è visibile ai nostri occhi (tralasciando di citare tutte le altre opere accessorie fuori terra, ben visibili!), e possiamo ritenere che sia tutto a posto!
Anche se questo procedimento è in fase avanzata, e la politica lavora alacremente alla sua realizzazione, noi cittadini vorremo svolgere un ruolo attivo nelle scelte, ruolo che ci spetta e che ci è stato negato nella fase partecipativa per assenza di informazione da parte delle istituzioni: è chiedere troppo,considerato che l’opera la pagheremo tutti e che impatterà su noi tutti?